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Le attività

Si presta molta attenzione al fatto che le esperienze siano piacevoli e per semplicità vengono suddivise in campi sensoriali, pur sapendo che le divisioni sono riduttive perché ci sono situazioni molto significative che è difficile classificare secondo quei criteri.

A partire dagli oggetti scelti e proposti ai bambini, è possibile classificare le aree di sviluppo da coltivare attraverso attività che puntino allo:
- sviluppo dell’affettività
- sviluppo della socialità
- sviluppo della cognitività
- sviluppo del linguaggio
- sviluppo dell’autonomia
- sviluppo della capacità di costruire
- sviluppo della creatività
che in una dimensione unitaria rimandano allo sviluppo di un’identità presente e attiva nel mondo, nella ricerca costante di un’apertura nei confronti dell’altro e dei fenomeni, in un percorso che porti i bambini dapprima a toccare, poi ad esplorare, poi ad assemblare ed infine ad interrogarsi su come è fatto qualcosa per tenere desta la loro curiosità ed alimentare la loro innata tensione creativa.

Per ottenere questi risultati lo spazio è stato organizzato con “angoli di interesse” in cui i bambini possono fare esperienza; si tratta di spazi laboratoriali semi-strutturati che favoriscono nel bambino un atteggiamento di ricerca e scoperta delle cose.

  • “Laboratorio dell’intelligenza linguistica”: si cerca di favorire l’apprendimento della lingua stimolando la capacità rappresentativa e simbolica.
    Per questo è stato allestito l’angolo della lettura dove vengono proposti giochi con le parole, con le figure e dove si leggono i libri.
  • “Laboratorio dell’intelligenza logica”: viene sviluppata la capacità di compiere operazioni logiche (confronto, classificazioni, ecc…) alimentando la curiosità come stimolo alla ricerca e all’inventiva.
    Gli spazi utilizzati sono l’angolo delle costruzioni e i laboratori proposti dalle educatrici.
  • “Laboratorio dell’intelligenza simbolica”: si incentiva la capacità di comprendere ed usare i simboli (abbinare parole ad oggetti, riconoscere forme e colori, evocare oggetti non presenti e situazioni passate, ecc….)
    Esempi di attività sono i giochi con le bambole, quelli in cucina, l’imitazione degli adulti, ecc…
  • “Laboratorio dell’intelligenza corporea”: è volto alla padronanza ed al controllo dei movimenti globali e fini. Il bambino attraverso il movimento prende gradualmente coscienza di sé, esplora le cose che stanno intorno e si situa correttamente nello spazio.

Fanno parte di questo laboratorio le attività di manipolazione, i percorsi attrezzati, i giochi di movimento, il “gioco yoga”, le attività grafico-pittoriche, ecc….

I PRINCIPI

Le relazioni con i bambini
Che tipo di relazione devono costruire gli adulti all’interno del gruppo di bambini?
La relazione può essere considerata come la sorgente dei principi che fanno del nido un luogo di cura e di educazione qualificata in cui i saperi non sono trasmessi, piuttosto sollecitati ad affiorare attraverso il contributo attivo dei bambini, del potenziale cognitivo già presente in loro, e valorizzati per le caratteristiche che identificano ciascun bambino.
Questa modalità di stare con i bambini è caratteristica di una relazione co-evolutiva dove per entrambi i soggetti ci saranno dei cambiamenti. I bambini per il loro sviluppo e l’adulto per le riflessioni effettuate sulla relazione stessa e sulle modalità più opportune di intervento
I bambini si specchiano nei comportamenti e negli atteggiamenti degli adulti che esercitano sempre una grande influenza su di loro, l’educazione si realizza in forma diretta ma anche in forma indiretta; i bambini imparano osservando gli altri e l’adulto è un modello ai loro occhi. Non a caso gli educatori e le educatrici più capaci di entrare in una relazione sintonica con i bambini sono coloro che non hanno fatto dell’età adulta un traguardo raggiunto, ma sanno, come i bambini, continuare a mettersi in gioco, pronti a lasciare i propri schemi mentali, là dove un confronto autentico con la realtà lo richieda.
Il processo di acquisizione dell’identità passa attraverso la ricerca del proprio posto all’interno del contesto ed è fondamentale che l’educatore presti attenzione a tutti i bambini e non solo ad alcuni. La relazione deve essere calda e partecipe con ampio spazio dedicato alle emozioni per condividere ed esprimere con le parole i sentimenti dei bambini

Il gruppo di lavoro
Un/una educatore/trice non lavora certamente solo/a ma condivide tempi, spazi, atteggiamenti e comportamenti con altri.
Ogni individuo ha una specifica identità all’interno di un gruppo di lavoro formato da altre persone con le quali deve condividere i presupposti e gli obiettivi del suo operare. Il prerequisito fondamentale sembra essere la capacità di interagire, comunicare e negoziare le istanze personali.
Possiamo parlare di équipe o gruppo come di una risorsa per affrontare i problemi educativi, come sostegno agli operatori nella loro difficoltà quotidiana, come sguardo più obiettivo verso le relazioni con l’utenza e come luogo propositivo e di contenimento nei confronti del singolo educatore.
Per questo è importante che ci si confronti in maniera serena, costruttiva superando con il dialogo le ovvie differenze personali arrivando ad una migliore collaborazione per il raggiungimento degli obiettivi comuni.
Ma cosa fa il gruppo di lavoro?
Il collettivo degli operatori supera quella che è una visione gerarchica dei ruoli per elaborare un progetto pedagogico e programmare degli obiettivi educativi che non siano dettati da scelte individuali ma realizzate interagendo con i membri del gruppo per attuare, ciascuno con il proprio stile e le proprie competenze quanto è stato deciso e programmato assieme.
Altra funzione fondamentale del gruppo è quella di favorire la crescita e l’apprendimento che si basa sulla disponibilità al cambiamento di ciascuno in un’ottica che cerchi di orchestrare le differenze.
Oltre agli aspetti legati al proprio diventare gruppo gli educatori dedicano tempo e attenzione alla discussione sugli strumenti e le modalità con cui il collettivo può fare un lavoro più mirato con i bambini; ad esempio l’osservazione tramite diario, fotografie o videoriprese che vengono poi visionate assieme per individuare problemi, atteggiamenti, osservazioni.

L’OSSERVAZIONE

Alla base del metodo di lavoro adottato al nido si trova la conoscenza dei singoli bambini e del gruppo che permette di programmare le routine, la sistemazione degli spazi e il succedersi delle attività strutturate.
Osservare al nido non significa stare a guardare, ma saper cogliere dai comportamenti dei bambini il modo migliore per organizzare la nostra proposta educativa, significa cogliere i segnali comunicativi del bambino e rispondervi adeguatamente.

Osservare, “saper vedere” i bambini nell’assetto ambientale è di grande aiuto e rappresenta anche la condizione preliminare per far proposte basate su dati di realtà piuttosto che abbozzate in base a delle presupposizioni. Permette inoltre di condurre verifiche fornendo elementi per reimpostare situazioni e proposte future.
È chiaro che ogni bambino, indipendentemente dai mesi di vita, ha un suo personale sviluppo e delle caratteristiche sue proprie; l’osservazione ci permette di individuare quali sono e di valutarne i punti di forza e di debolezza per poi poter effettuare un intervento mirato.
Organizzare il contesto nido significa prospettare situazioni in cui sia possibile favorire la crescita qualitativa di ogni bambino; saper creare spazi, situazioni di gioco, esperienze socializzanti ed opportunità in cui ogni bambino possa trovare occasioni per esprimere le sue competenze e per scoprirne di nuove.

Ogni educatrice verificherà l’andamento della propria programmazione attraverso l’osservazione dei comportamenti individuali e di gruppo e in base a questo potranno essere riviste le attività previste e apportati cambiamenti in corso d’opera.

LA PROGRAMMAZIONE

La programmazione educativa può essere considerata l’elaborazione (parziale o totale) delle attività e delle funzioni del nido. Programmare implica lo svolgimento di un percorso strutturato rispetto al raggiungimento di uno scopo; individua un complesso organico di finalità, obiettivi e metodologie. Possiamo definirlo un documento di massima generalità dato che i percorsi e le esperienze non si traducono in pratiche applicative ed esecutive dalle linee definite centralmente dal programma, ma prendono spunto dalle sollecitazioni, dai bisogni e dalle risorse che caratterizzano il contesto (principalmente bambini ed educatrici).
In fase di definizione, si tenta di stabilire una possibile traccia di lavoro comune, pur nella consapevolezza che l’ipotesi progettuale non troverà piena corrispondenza nella realtà. Vengono così definite alcune ipotesi parziali e provvisorie poi rimodellate, osservate e modificate in itinere.

L’ IMPEGNO EDUCATIVO

Le educatrici seguono quotidianamente i progressi del vostro bambino attraverso l’osservazione, gli esercizi, i giochi e le attività; esse si adoperano per promuovere le capacità di vostro figlio, aiutandolo a superare gli ostacoli per diventare sempre più autonomo. Per il risultato finale, la vostra collaborazione – come famiglia – è preziosa e indispensabile. Vi basterà, ad esempio, chiedere delucidazioni circa le attività specifiche che sta svolgendo al nido in quel dato momento, per parlarne con lui a casa e magari riproporne alcune nei fine settimana o durante le festività. Infine, se la collaborazione tra voi e la nostra équipe educativa sarà schietta ed efficace, la frequenza del Nido diverrà anche un’occasione di integrazione tra i vostri criteri educativi e quelli delle altre famiglie, con la possibilità di scambi e confronti che saranno il vero valore aggiunto del nido.
La centralità del vostro ruolo di genitori: tutti i pedagogisti, gli psicologi e gli educatori sono concordi sul fatto che la percezione del nido nel bambino viene determinata dal modello di rappresentazione che i genitori si costruiscono e che, inconsapevolmente, trasmettono al figlio. Se vi dimostrate preoccupati, vostro figlio difficilmente potrà realizzare un buon adattamento e quindi fare esperienze significative per la sua crescita. Se, viceversa, voi considererete il nuovo contesto del nido come un ampliamento di quello familiare, e come tale lo rappresenterete al bambino, se riuscirete ad instaurare con le educatrici un rapporto basato sulla fiducia e sulla stima, l’inserimento del piccolo avverrà nella maniera più semplice e serena. I bambini sono incredibilmente sensibili e percepiscono con chiarezza anche le sfumature che caratterizzano i rapporti tra gli adulti. Potrà succedervi di provare turbamento o gelosia nei confronti di qualche educatrice verso la quale vostro figlio manifesta un particolare attaccamento, è assolutamente normale, se non inevitabile. Ma non dovete temere che ciò possa essere nocivo per il legame con la sua famiglia: si tratta al contrario di un importante segnale che dimostra che vostro figlio è in grado di riprodurre all’esterno una dinamica affettiva sana ed autonoma. Significa che “avete lavorato bene” con lui, perché ha imparato a stare bene con tutti, e non solo con voi. Il nido potrà essere vissuto dal bambino come una ampliamento della famiglia, pur con tutte le differenze del caso: potrà essere vissuto, cioè, come un luogo sicuro dove egli possa godere di molti legami affettivi importanti e rassicuranti, capaci di aumentare il suo grado di sicurezza emotiva e di incrementare i suoi processi maturativi.
Ovviamente, questo si fonda sulle competenze e l’esperienza degli educatori nonché sulla vostra disponibilità di genitori responsabili.
L’intervento di voi genitori è un apporto necessario alla funzione stessa del Nido. Educare e aiutare i bambini a crescere è un impegno che ci riguarda tutti.

LE ROUTINE

Ecco come si svolge una giornata tipo al nido.
Il primo evento della giornata, dalle 7.30 alle 9.30, è l’accoglienza da parte delle educatrici del bambino accompagnato dalla mamma o dal babbo.
E’ un momento molto importante della giornata in cui vanno rispettate le caratteristiche di ogni singolo bambino e le ritualità instaurate (es. saluto al vetro, saluto al cane, pappa al pesce, gioco in cucina, saluto agli amici, ecc....)
Meglio sarebbe non arrivare all’ultimo momento, poiché l’accoglienza richiede calma e tranquillità per permettere di vivere una giornata serena sia per il bambino che per gli adulti.
Durante queste prime due ore si gioca tutti insieme, con ciò che i bambini preferiscono o con ciò che ogni mattina le educatrici preparano.
Alle 9.30, seduti al tavolo, ognuno al suo posto, si fa una piccola merenda con frutta o biscotti.
Subito dopo inizia il “circle time” dove viene fatto l’appello e si cantano canzoncine e filastrocche; quest’attività ha come obiettivo la percezione di noi stessi e la conoscenza degli altri bambini.
Alle 10.00 ci si divide in piccoli gruppi per dedicarsi alle attività programmate per la giornata.
Al termine si riordina tutti insieme la stanza.
In questo modo i bambini vengono resi partecipi delle regole del nido; un sensato ordine delle cose, come della giornata, aiuta l’ordine dei pensieri.
Verso le 11.20, a turno, si va in bagno a fare pipì o a cambiarsi il pannolino e a lavarsi le manine per il pranzo.
Alle 11.45 Isa suona la campana: “è pronta la pappa, tutti a tavola!!!”
Il pasto è un importante spazio/tempo di conoscenza: il gusto, l’olfatto e la vista vengono educati anche attraverso il cibo. É inoltre un momento relazionale sia con l’adulto che con gli altri bambini e un’occasione di autonomia. Il rispetto dei gusti e dei tempi individuali vanno conciliati con l’osservanza di alcune regole che il bambino deve imparare e con il rispetto verso gli altri bambini.
Terminato il pranzo, a turno, un bambino fa il cameriere ed aiuta a sparecchiare.
Verso le 12.15 si torna in bagno a lavarsi le mani ed a cambiarsi.
Ai più grandi viene proposto l’uso del vasino in modo non invadente, come un gioco....
Per i bambini più piccoli il cambio è un momento di grande intimità con l’adulto di riferimento; per i più grandi l’attenzione è rivolta ad una loro maggiore autonomia.
Il controllo sfinterico segna una conquista importante per il bambino e può creare dei problemi se presentato in modo scorretto. É importante cogliere il momento più opportuno per non creare delle tensioni: il bambino a cui è chiesto prematuramente di togliere il pannolino si può sentire incapace di soddisfare una richiesta dell’adulto e pertanto inadeguato e ciò a motivo del fatto che per il bambino è molto importante il giudizio che l’adulto ha di lui.
Poi tutti insieme un po’ a giocare o ad ascoltare della musica dolce in attesa della nanna o del genitore che viene a prendere il bambino.
Arriva così l’ora della nanna!!!
É importante rispettare i rituali e le abitudini individuali (es. oggetti transizionali, ciuccio, una persona vicino); il sonno rappresenta la separazione sia dagli adulti che dalle attività della giornata ed è quindi un momento molto delicato.
Verso le 15.00 man mano che ci si sveglia, dopo il cambio, ci si profuma per bene: alcuni escono alle 15.30 mentre altri si fermano a far merenda.
Dalle 16.00 si gioca ancora un po’ aspettando che i genitori arrivino.

LA DOCUMENTAZIONE

La documentazione è lo strumento attraverso il quale si racconta agli altri e ci si racconta durante e alla fine del percorso.
Sul diario di bordo si trova la descrizione di ciò che fanno ogni giorno i bambini, così come vengono regolarmente esposti i loro manufatti; le attività vengono inoltre documentate attraverso fotografie commentate che descrivono momenti di vita quotidiana dei bambini.

LA VERIFICA

La valutazione riguarda la coerenza complessiva del progetto rivelata nel suo svolgersi e si pone come processo ristrutturante del progetto stesso.
Puntuali e mirate le valutazioni, in coerenza con gli obiettivi posti, sono formate da indicatori in grado di esprimere se i risultati si sono manifestati secondo le ipotesi previste e attese.